«Miss, mia cara miss… »

Il primo concorso di bellezza a Napoli

Il teatro dello Stabilimento Eldorado Lucia, immagine da giornale d’epoca

Un evento nato dall’estro imprenditoriale di Gabriele Valenzano, luciano purosangue. Siamo agli inizi del Novecento e l’eco del successo dei beauty contest – dal 1888 ormai abituali nell’Europa del centro nord – ha già determinato anche in Italia il nascere di iniziative simili.

In quegli anni lo Stabilimento Eldorado Lucia è una realtà affermata e di punta nel nascente settore della balneazione e dell’intrattenimento estivo a Napoli. Numerose le cabine, confortevoli gli spogliatoi, corridoi riparati dal sole e c’è pure la rotonda d’aspetto, teatrino pensato per distrarre i clienti in attesa di una cabina. Ma a don Gabriele, vulcanico proprietario-ideatore-impresario del bagno, tutto ciò non basta: vuole che lo Stabilimento abbia un teatro vero.

Realizzata una terrazza in cemento armato e sistemata un’ampia platea, il desiderio diventa realtà e in breve tempo il neonato spazio teatrale guadagna il rango di Massimo estivo dove godersi spettacoli d’operetta ed esibizioni di grandi cantanti di voce, di esilaranti macchiettisti, di ammalianti sciantose.

Definito dalla stampa cittadina come «il più moderno ed elegante degli stabilimenti balneari», l’Eldorado alla marina di Santa Lucia diviene il luogo di ritrovo prescelto da «gentiluomini di gran lignaggio, brillanti ufficiali, grandi firme del giornalismo, scrittori illustri, gaudenti e bohémiens». Insomma, la crema della belle époque all’ombra del Vesuvio.

Ascoltati racconti e giudizi entusiastici sui concorsi di bellezza già realizzati al nord, al Valenzano balena per la mente l’idea di organizzarne uno nel suo Stabilimento. Il titolo è pronto: La Regina del Mare e l’organizzazione è affidata al giornalista napoletano Giovanni Bellezza (omen nomen), già redattore capo de Il Mattino. Del comitato faranno parte Ferdinando Russo, Salvatore Di Giacomo, il pittore Eduardo Dalbono, il critico teatrale Saverio Procida, i giornalisti Francesco Dell’Erba, Daniele Oberto Marrama, Diego Petriccione, oltre ad altri artisti e rappresentanti dei Circoli e dei clubs cittadini.

La kermesse è inserita nella programmazione delle Feste estive e della Piedigrotta del 1909 e durante il mese di agosto di quell’anno il regolamento del «grande concorso» è reso noto dai giornali: possono iscriversi fanciulle di specchiata onestà e di età compresa tra i 15 e i 20 anni. Alla vincitrice un libretto di risparmio con deposito di 200 lire e una raffinata toilette offerta dalla maison À la Ville de Lyon.

Francesca Bertini (Elena Vitiello)

Le adesioni non mancano e il comitato ha un bel daffare per scegliere la più bella tra quaranta candidate. Già dalle prime consultazioni appare chiaro che il maggior favore è riscosso dalla diciassettenne Elena Vitiello, attrice agli esordi nota al pubblico napoletano con il nome d’arte di Francesca Bertini. Ma immancabile, allora come oggi, lo scoppiare di polemiche. I contrari, capitanati dal giornalista e commediografo Diego Petriccione, affermano che il regolamento parla chiaro: «fanciulle di specchiata onestà», e come può essere considerata tale una donna che calca le tavole del palcoscenico? Morale d’altri tempi. Anni in cui Matilde Serao raccomanda alle giovani: «il riserbo unito all’amabilità e alla buona grazia, ecco quello che deve essere il contegno di una signorina».

La fazione a favore reagisce e Salvatore Di Giacomo, convinto sostenitore dell’indiscutibile primato della Bertini, rivendica la regolarità dell’elezione.

Il dibattito si accende. Più volte si sfiora la gazzarra. Intanto le malelingue sostengono che il poeta ha ben altri motivi per appoggiare l’elezione dell’attricetta: «Don Salvatore c’ha perso ′a capa».

Non c’è nulla da fare: i bacchettoni hanno la meglio, e neppure le polemiche dimissioni dal comitato di Ferdinando Russo e dello stesso Di Giacomo servono a cambiare la situazione. La confusa e delusa “generica del Teatro Nuovo”, caldamente esortata, salva la forma ritirando la sua candidatura.

A condurre in porto il concorso ci pensa Eduardo Dalbono. Forte della sua autorevolezza di affermato pittore sceglie la vincitrice e, strano ma vero, questa volta non sorgono contestazioni.

Ersilia Lucarelli, cartolina ricordo Feste Estive 1909
(collezione Bernardo Leonardi)

Prescelta è la figlia di un portinaio di Mergellina, tale Ersilia Lucarelli, alla quale il 12 settembre è conferito l’altisonante titolo di Prima Regina del Mare.

Il giorno della cerimonia un corteo di imbarcazioni al seguito della barca d’onore, frutto dell’estro artistico del Dalbono, si muove dal braccio di mare di Castel dell’Ovo e raggiunge la spiaggia di Mergellina. Prelevata dall’abitazione paterna, abbigliata con mantello color porpora e scortata dal festante corteo marino, la neo-Regina è condotta all’Eldorado per l’incoronazione. Cinta del simbolico diadema, Ersilia si offre all’affettuoso abbraccio della città e, tra ali di popolo esultante, a bordo di una carrozza raggiunge Palazzo San Giacomo per ricevere l’omaggio del sindaco, marchese Ferdinando del Carretto. Poi il tour riprende, con la carrozza preceduta da una banda musicale che intona le note della cantata composta per l’occasione proprio da Salvatore Di Giacomo.

A fare giustizia ci penserà il tempo: di Ersilia Lucarelli non se ne sentirà più parlare mentre Francesca Bertini si meriterà ben altra corona, quella più prestigiosa e meno effimera di regina incontrastata del cinema muto italiano.

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