La curiosa storia della Galleria Principe e la famiglia Granato

Galleria Principe di Napoli

Passo spesso all’interno della Galleria Principe, comoda scorciatoia che da Piazza Museo porta diritto fino a Via Broggia e da qui diritto fino a Piazza Dante.

Proprio in galleria alcuni anni fa conobbi il signor Mario Granato fioraio in pensione con la passione della pittura che in galleria si fermava spesso per dipingere. Era in compagnia di suo nipote, stava dipingendo e spiegava attentamente quello strano scudo che si trova da sempre alla sommità di ogni ingresso della Galleria Principe.

Mi incuriosì la sua conoscenza e quella sua descrizione così attenta. Pochi di noi hanno mai alzato lo sguardo passando per la Galleria Principe, ma proprio sopra ogni ingresso, in alto vi è un grande scudo simbolo della città di Napoli. Lo si riconosce dalla corona a cinque punte che conferisce a Napoli il titolo di “Città” antico privilegio dato alle città storiche.

Il signor Granato raccontava con dovizia di particolari che quello scudo seppur solo bianco riporta fedelmente i colori della città di Napoli, il rosso e l’oro, che un tempo venivano sostituiti dal bianco leggermente zigrinato per rappresentare il colore oro e a strisce sottili verticali per indicare il colore rosso.

Ed è per questo motivo che ancora oggi molti fregi raffiguranti i colori della città di Napoli, sono riprodotti come un tempo, dove i colori fanno posto alle strigliature del marmo.

Mi racconta sempre l’origine del suo cognome e il legame forte che ha con la Galleria Principe. Si perché i suoi avi abitavano proprio li, nel punto esatto in cui oggi si trova quella galleria, dove nel 1500 vi erano importanti depositi di grano, gestiti dai suoi avi.

Ed è per questo che il suo cognome Granato deriva proprio da quell’antico mestiere che i suoi avi con fatica hanno portato avanti fino ai primi del 1800, anno in cui il grano non era più ritenuto un bene da tutelare a tal punto che i granai della città furono abbattuti. Fu così che pochi anni dopo quello spazio fu prima trasformato in prigione, poi in caserma. Ancora oggi alcuni residenti chiamano salita Fosse del Grano quella che per noi oggi è l’attuale via Pessina. Ma per una strana combinazione della vita, il signor Granato a soli 23 anni fu assunto da una ditta che aveva sede proprio in quella che nel 1869 fu trasformata in una galleria commerciale con tanto di copertura in ferro e vetro, che prenderà poi il nome di Galleria Principe.

Ogni cosa nata in quel luogo ha avuto sempre una vita tormentata, quando i depositi di grano venivano presi d’assalto durante i periodi di carestia della città di Napoli, durante il periodo in cui vi si stabilì la prigione e anche durante e dopo la costruzione della Galleria con i suoi continui problemi di statica.

Ricorda bene il signor Granato quando nell’agosto 1965 crollò la facciata su piazza Museo, rimase in quello stato di abbandono per molti anni. Ancora oggi con i continui crolli, non cambia la sua tormentata storia.

Ed è così che quando passo da un punto all’altro della Galleria Principe mi sembra di sentire l’odore del grano, il rumore delle chiavi che chiudono i pesanti cancelli del carcere e lo stupore di un bambino che si ferma e guarda quegli imponenti fregi che se pur in bianco e nero, racchiudono i colori e l’imponente storia della nostra città.

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Storie verosimili della città di Napoli n. 46: La curiosa storia della Galleria Principe e la famiglia Granato

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1 Commento
  1. Giorgia

    Belli i tuoi racconti
    Si sente davvero il “sapore” di Napoli e sembra di incontrare di persona la sua variegata umanita’

    1. Luci su Napoli

      Grazie molto!

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