Mariuoli in Francia non ce ne sono più!

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a sempre la storia racconta di un rapporto complicato tra vincitori e vinti, tra occupanti e popolazioni assoggettate. Un breve aneddoto attribuito a Luigi Settembrini, concittadino, letterato e patriota risorgimentale, ne fornisce un esempio in chiave partenopea.

Il fatto è ambientato durante il periodo della dominazione francese della città, quella d’inizio Ottocento (1806-1815), quando le armi napoleoniche sistemarono sul trono di Napoli Giuseppe Bonaparte, prima, e Gioacchino Murat, poi, rispettivamente fratello e cognato di Napoleone.

Un generale francese ingaggiò sei facchini per trasportare alcune specchiere nella sua residenza a Capodimonte. Gli scaricatori faticarono non poco per carriare i delicati arredi sulle pendici della collina e, una volta portato a termine il lavoro con gran fatica e nel migliore dei modi, rimasero in attesa del più che sudato compenso.

«Trés bien, molto bene» esclamò compiaciuto l’ufficiale, «ora io quanto pagare il vostro travail, il vostro lavoro ?»

«’A bona grazia ‘e vostra eccellenza», risposero ossequiosi, e il francese: «Oh no, dite voi il prezzo».

Con fare rispettoso e accomodante i facchini replicarono: «E va buono. Dateci dieci pezzi». Il generale trasalì per la richiesta considerata scandalosamente eccessiva e, come offeso da un grave oltraggio, sbottò con un insulto: «Ah, napoletani latri !». «Ma comme, signo’» protestarono gli scaricatori, «avimme faticato che scurrimme acqua ‘a tutte parte, e vuje ce chiammate mariuoli, ladri ?». «Oui ! Si. Voi napoletani tutti latri !».

Forse solo il pensiero delle possibili conseguenze riuscì a trattenere i sei dalla reazione violenta. Con tono sarcastico uno di essi domandò: «Signo’, scusate ‘na domanda: ma in Francia nce ne stanno latre ?», «No !» fu la fulminea risposta. E l’uomo di fatica girandosi verso i compagni esclamò: «Avete visto ? Io v’ ‘o dicevo, ‘n Francia nun ce ne stanno cchiù, e so’ venute tutte quante ccà !»

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